“‘Con che paura esaminerete i mobili della vostra stanza! E che cosa scorgerete? Non tavoli, tolette, armadi o cassettoni, ma in un angolo forse i resti di un liuto spezzato, o nell’altro una pesante cassapanca che nessuno sforzo riesce a far aprire, e sopra il camino il ritratto di un qualche bel guerriero, i cui lineamenti vi colpiranno in modo così incomprensibile che non riuscirete a distogliere lo sguardo. […] voi ascoltate il suono dei suoi passi allontanarsi finché ve ne giunge l’eco… e quando, sentendovi mancare, tentate di chiudere a chiave la porta, scoprite, sempre più allarmata, che non ha serratura.’”
[Volume II, Capitolo 5, L’abbazia di Northanger, Jane Austen]
Queste parole vengono pronunciate da Henry mentre parla con Catherine durante il loro viaggio verso l’abbazia di Northanger. Ricorrendo alla sua conoscenza dei romanzi gotici, in particolare al lavoro di Ann Radcliffe, Henry tenta di spaventare Catherine mettendola nella posizione di un’eroina immaginaria. Le antiche reliquie di famiglia (come le cassapanche chiuse a chiave) sono temi comuni dei romanzi gotici. Henry è un narratore di talento che assembla i dettagli più avvincenti dei vari romanzi che ha letto. È così convincente che, poco dopo l’arrivo a Northanger, Catherine tenta di tradurre la storia che lui le ha raccontato in una realtà sensazionale, cercando le cause della morte della signora Tilney.
“[…] perché io non adotterò quell’usanza meschina e inopportuna, così diffusa tra gli autori di romanzi, di svilire con le loro sdegnose censure le stesse pubblicazioni il cui numero essi stessi stanno incrementando, unendosi ai loro maggiori nemici nello scagliare su tali opere gli epiteti più aspri, e persino permettendo a malapena che vengano lette dalla loro stessa eroina, che, se per caso mette mano a un romanzo, sfoglierà sicuramente con disgusto quelle pagine insulse. Ahimè! Se l’eroina di un romanzo non è sostenuta nemmeno dall’eroina di un altro, da chi potrà mai aspettarsi protezione e stima?”
[Volume I, Capitolo 5, L’abbazia di Northanger, Jane Austen]
La difesa di Jane Austen del romanzo deve essere considerata nel contesto del suo tempo: nel Diciottesimo secolo, in Inghilterra, i romanzi venivano di solito considerati una mera forma di intrattenimento più che serie opere d’arte. Ma Austen non è d’accordo con la banalizzazione dei romanzi; infatti, qui l’autrice sostiene il loro intrinseco valore e il loro diritto a essere considerati con rispetto. Questo è il motivo per cui Catherine è descritta come un’avida lettrice che attribuisce un valore elevato ai mondi immaginari in cui si imbatte. Sebbene più avanti nel romanzo la protagonista cada nell’errore di credere troppo ai romanzi gotici che ha letto, l’autrice vuole mostrare al lettore l’avido interesse della sua eroina per la lettura di romanzi come qualcosa di ammirabile in sé e per sé, perfino se la sua immaginazione a volte sbaglia nel distinguere tra finzione e realtà.
“‘E questa è la vostra definizione di matrimonio e di ballo. Vista in questa luce, la somiglianza non è certo evidente; ma io credo di poterla mettere in una luce diversa. Dovete ammettere che, in entrambi i casi, l’uomo ha il vantaggio della scelta, la donna solo il potere di rifiutare; che in entrambi i casi, c’è un impegno tra uomo e donna, preso a vantaggio di entrambi; e che una volta accettato, essi appartengono l’uno all'altra fino al momento dello scioglimento; che è loro dovere fare entrambi tutto il possibile affinché l’altro, sia lui che lei, non abbia motivo di desiderare di impegnarsi altrove, e che è di primario interesse evitare che la loro immaginazione corra verso le perfezioni dei vicini, o fantasticare che sarebbero stati meglio con qualcun altro.’”
[Volume I, Capitolo 10, L’abbazia di Northanger, Jane Austen]
Queste parole sono pronunciate da Henry mentre lui e Catherine stanno danzando a un ballo a Bath. L’analogia di Henry tra la danza e il matrimonio è una costruzione metaforica sofisticata concepita per mostrare le sue doti retoriche. Molto simile al matrimonio, Henry sostiene che il ballo è un contratto reciproco tra un uomo e una donna, eppure c’è un intrinseco squilibrio di potere in entrambi gli accordi. Mentre un uomo potrebbe chiedere a una donna di danzare o di sposarlo, una donna può solo rispondere sì o no. Henry ritiene che i partner di danza e le coppie sposate dovrebbero essere fedeli gli uni agli altri e soddisfatti di aver compiuto la scelta giusta. Poiché in questo momento Henry sta danzando con Catherine, la sua lunga metafora potrebbe essere interpretata come un indiretto complimento alla giovane: dopotutto, lui ha scelto di chiedere a lei di ballare invece che alle altre ragazze presenti al ballo.
“Una donna è elegante solo per soddisfare se stessa. Nessun uomo l’ammirerà di più, a nessuna donna piacerà di più per questo. Un aspetto curato e alla moda bastano al primo, e qualcosa di trasandato o inappropriato è ciò che suscita più benevolenza nella seconda.”
[Volume I, Capitolo 10, L’abbazia di Northanger, Jane Austen]
La critica di Jane Austen alla vanità femminile trova voce nel momento in cui Catherine si sta preparando per vestirsi per un ballo a Bath. Nonostante la giovane non sia neanche lontanamente vanitosa come Isabella, Catherine è comunque entusiasta di impressionare gli altri con il suo aspetto fisico, specialmente Henry Tilney. Tuttavia, l’autrice racconta ai suoi lettori che gli sforzi di Catherine sono essenzialmente futili per due ragioni. In primo luogo, gli uomini potrebbero notare che si è vestita bene, ma con molta probabilità non la apprezzeranno più solo per questo motivo. In secondo luogo, le donne in generale provano compassione per chi ha vestiti meno costosi dei loro. Pertanto la reputazione di Catherine non sarà davvero accresciuta nell’opinione della sua comunità dalla scelta di un nuovo fiocco o di un cappello.
“Ma Catherine non conosceva i vantaggi che aveva, non sapeva che una bella ragazza, con un animo affettuoso e una mente molto ignorante, non poteva mancare di attrarre un giovanotto intelligente, a meno che le circostanze non fossero particolarmente sfavorevoli. Nel caso in questione, lei confessò e lamentò la sua mancanza di cultura; dichiarò che avrebbe dato qualsiasi cosa pur di essere capace di disegnare; ne seguì immediatamente una conferenza sul pittoresco, nella quale le spiegazioni di Mr. Tilney furono così chiare che lei iniziò subito a vedere la bellezza in tutto ciò che lui ammirava, e aveva un’attenzione così sincera che lui si mostrò perfettamente appagato dal notevole buongusto che dimostrava.”
[Volume I, Capitolo 14, L’abbazia di Northanger, Jane Austen]
Durante la loro passeggiata a Beechen Cliff, Henry insegna a Catherine come guardare il paesaggio circostante attraverso gli occhi di un artista. Nonostante Catherine non sappia nulla riguardo l’estetica del disegno di una scena, la sua ignoranza è precisamente ciò che la rende cara a Henry. Il giovane sfrutta questa occasione per fungere da mentore e rimane soddisfatto quando la sua lezione sembra avere successo. Jane Austen porta i suoi lettori a credere che Henry sia attratto da Catherine in parte perché lei avalla il suo gusto imitandolo. Catherine apprezza i dettagli del paesaggio che lui le indica, ma sarebbe incapace di farlo da sola. Henry apprezza il suo ruolo di uomo più grande e con più esperienza che insegna a una donna giovane e meno esperta.
“[…] e la stessa abbazia ormai non significava nulla di più di qualsiasi altra casa. Il penoso ricordo delle follie che aveva prodotto e alimentato, era la sola emozione che poteva sgorgare pensando a quell’edificio.”
[Volume II, Capitolo 11, L’abbazia di Northanger, Jane Austen]
La disillusione di Catherine nei confronti di Northanger segna la fine della sua fantasia gotica riguardo la storia segreta dell’edificio. Si rammarica di aver immaginato che la signora Tilney sia stata brutalmente uccisa o rinchiusa dal marito e senza questo sospetto immotivato la natura misteriosa della casa viene meno. Aiutata dalla smentita di Henry, Catherine ritratta la sua calunnia nei confronti del generale Tilney e adesso vede la casa attraverso la luce dello sguardo retrospettivo: la giovane riconosce quanto è stata stupida a investire l’uomo con una fantasia irrealistica e vuole dimenticare l’incidente il più in fretta possibile. Se la sua follia era di pensare a Northanger come un luogo immaginario di orrore represso, allora la sua redenzione sta nel vederla come ciò che è, un’ordinaria dimora di famiglia.
“Iniziare una perfetta felicità alle rispettive età di ventisei e diciotto anni, vuol dire farlo piuttosto agevolmente; e professandomi per di più convinta che l’ingiusta interferenza del generale, ben lungi dall’essere stata realmente nociva per la loro felicità, l’abbia invece piuttosto favorita, facendoli conoscere meglio l’uno con l’altra, e rafforzando il loro amore, lascio decidere a chiunque ne fosse interessato, se quest’opera sia nel complesso tesa a raccomandare la tirannia dei padri, o a premiare la disobbedienza dei figli.”
[Volume II, Capitolo 16, L’abbazia di Northanger, Jane Austen]
Al termine del romanzo, Jane Austen riassume il matrimonio tra Henry e Catherine come un evento prevedibile prima di chiedere ai suoi lettori di considerare le conseguenze dell’iniziale disapprovazione del generale Tilney riguardo l’unione. Invece di interpretare le azioni del generale come un ostacolo alla loro felicità, l’autrice propone ai suoi lettori di riconsiderare la situazione. Mandando via Catherine e rifiutando di concedere a Henry la sua approvazione del loro matrimonio, il generale potrebbe inavvertitamente aver reso il loro legame più stretto dando a entrambi più tempo per maturare. Sotto questa luce, il lieto fine del romanzo e la vita futura della coppia sarebbero stati impossibili senza il comportamento del generale (e senza la trasgressione di Henry dei dettami paterni). Di certo, la lezione che vuole trasmetterci l’autrice non è nemmeno suggerire che i genitori debbano essere severi senza motivo o che i figli debbano disobbedire ai genitori. Piuttosto, l’ultima frase del romanzo è umoristica e ironica per il lettore. Come è tipico di Jane Austen, la scrittrice chiede al suo pubblico di vedere i personaggi da molteplici prospettive e di giudicare la moralità dei loro comportamenti.
“Catherine non tentò più di nascondere a se stessa la natura dei sentimenti che, nonostante tutte le sue premure, lui le aveva suscitato in precedenza; e quello che prima era stato terrore e antipatia, adesso era assoluta avversione. Sì, avversione! La sua crudeltà verso una donna così incantevole glielo rese odioso. Aveva spesso letto di personaggi del genere […].”
[Volume II, Capitolo 7, L’abbazia di Northanger, Jane Austen]
A questo punto del romanzo, a Catherine e Miss Tilney è appena stato vietato l’ingresso nella camera della signora Tilney a causa dell’insistenza del generale affinché terminassero in anticipo il loro giro. Dopo aver parlato con Miss Tilney della morte della madre, Catherine salta a conclusioni affrettate riguardo il carattere del generale e arriva a credere che lui abbia un ruolo nel decesso della moglie. Catherine vuole rendere il personaggio del generale conforme alle sue aspettative dei mariti cattivi e crudeli che ha ereditato dalla lettura di romanzi gotici. Senza considerare la mancanza di prove attorno al caso, la giovane deduce che il comportamento del generale, che si rifiuta di entrare nella camera della moglie, unito all’ammissione di Miss Tilney che la madre è morta all’improvviso, siano sufficienti per sostenere la sua accusa in erba.
“‘Cara Miss Morland, riflettete sulla tremenda natura dei sospetti che avete nutrito. Da che cosa avete tratto il vostro giudizio? Ricordatevi il paese e i tempi in cui viviamo. Ricordatevi che siamo inglesi, che siamo cristiani. Fate appello al vostro discernimento, al vostro senso del probabile, alla vostra osservazione di ciò che accade intorno a voi. La nostra educazione ci prepara forse ad atrocità del genere?’”
[Volume II, Capitolo 9, L’abbazia di Northanger, Jane Austen]
Queste parole vengono pronunciate da Henry rivolte a Catherine dopo che la giovane ha ammesso i suoi sospetti verso il padre di lui. Henry la ammonisce per aver mosso false accuse contro il generale Tilney e si appella alla sua razionalità per mostrarle la natura del suo errore. Mentre i romanzi gotici sono di solito ambientati nel Vecchio continente, in luoghi come le Alpi svizzere o la campagna italiana, Henry chiede a Catherine di considerare le loro circostanze familiari e domestiche e la loro età moderna. Sommata alla loro religione, la loro nazionalità renderebbe altamente improbabile che un reale mistero d’omicidio sia accaduto lì. Henry sta così inquadrando l’Inghilterra come un luogo sicuro governato dalla logica e dal progresso tecnologico piuttosto che dall’emozione melodrammatica e storie arcaiche familiari.
“‘Non vi capisco.’
‘Allora siamo su piani diversi, perché io vi capisco perfettamente.’
‘A me? sì; non so parlare abbastanza bene da essere incomprensibile.’”
[Volume II, Capitolo 1, L’abbazia di Northanger, Jane Austen]
Questo arguto scambio di battute tra Henry e Catherine avviene durante la loro passeggiata verso Beechen Cliff. Prima di questo scambio, Catherine aveva solo ipotizzato che il fratello di Henry avesse chiesto a Isabella di ballare perché l’aveva vista seduta da sola e aveva pensato che la ragazza avesse voluto un partner. Henry è divertito dall’incapacità di Catherine di decifrare le motivazioni altrui in modo accurato (il capitano Tilney era ovviamente spinto dall’attrazione e non dalla pietà). Henry fa intendere alla giovane che lei non è molto abile a giudicare le persone e a questo punto lei si professa ignorante. Per gran parte del romanzo, il ruolo di Henry è di esporre Catherine a una varietà di idee e conclusioni a cui lei non potrebbe giungere da sola. Tuttavia, il lettore nota dal dialogo tra i due che qualche volta Catherine è capace di esprimersi utilizzando frasi molto argute. La sua formulazione paradossale di non essere in grado di “parlare abbastanza bene da essere incomprensibile" diverte moltissimo Henry.