Per allontanare da sé l’immagine del giovane uomo incapace di lavorare e adagiato sulle fortune create dalla cinica operosità paterna, Vitangelo compie dunque un gesto estremo, qualcosa che difficilmente la gente si sarebbe aspettata da lui. È in questo momento che nel racconto del narratore entra attivamente in gioco la famiglia di Dio, composta dalla sventurata coppia di innamorati Marco e Diamante. I due sono affittuari della famiglia Moscarda e prossimi allo sfratto, incitato dallo stesso Vitangelo che chiede a Quantorzo e Firbo di occuparsene. In verità, egli vuole solo in apparenza confermare la sua maschera pubblica di spietato usuraio che contrassegna la sua famiglia poiché presto sorprenderà i giovani malcapitati, incontrati nello studio notarile del dottor Stampa, in via del Crocefisso numero 24, per formalizzare lo sfratto, con la donazione di un appartamento. La verità è che Vitangelo aveva voluto mostrare che poteva “[...] anche per gli altri, non essere quello che mi si credeva”, salvo divenire presto “l’usuraio impazzito” poiché i curiosi e gli stessi protagonisti del suo atto gratuito lo additeranno come folle. Non c’è allora nessuna possibilità di sfuggire alla maschera attribuitagli dall’esterno: la sua pena è essere visto e giudicato come un usuraio in qualsiasi atto, buono o meschino, che egli compia. È una condanna comune a tanti personaggi pirandelliani, difatti nel primo atto del dramma Sei personaggi in cerca d’autore (1921), il Padre, lamentandosi di essere dipinto dalla Figliastra in qualsiasi circostanza come un fedifrago, avendo raggiunto un giorno il retrobottega di Madre Pace, dirà:“Ci accorgiamo, voglio dire, di non esser tutti in quell’atto, e che dunque una atroce ingiustizia sarebbe giudicarci da quello solo, tenerci agganciati e sospesi, alla gogna, per una intera esistenza, come se questa fosse assommata tutta in quell’atto!”. Come si vedrà in seguito, neanche Moscarda riuscirà a liberarsi dalla figura che lo inquadra e incastra socialmente e, per il momento, non potrà fare altro che guardare come un colpevole il luogo in cui il suo delitto si è svolto: nascosto in un vicolo, spierà Marco di Dio prendere possesso dell’appartamento che gli ha concesso, salvo ricevere da questi uno sguardo animalesco, quasi adirato, incapace di comprendere l’evento capitatogli.