“Miss Virginia E. Otis era una ragazzina di quindici anni, graziosa e fragile come una cerbiatta” (similitudine)
La similitudine è utilizzata per presentare Virginia all’inizio della storia. Il paragone indica la sua fragilità e innocenza, dal momento che è comparata a un giovane cervo, tipicamente considerato una creatura vulnerabile. Paragonando Virginia a un animale, l’idea che viene inoltre comunicata è che la giovane è più vicina alla natura rispetto che alla società umana: apprezza seguire la sua naturale compassione e fare ciò che pensa sia giusto, senza seguire i codici sociali e le norme.
“Aveva gli occhi rossi come due carboni ardenti” (similitudine)
Questa similitudine è utilizzata per descrivere l’aspetto spaventoso del fantasma quando Mr Otis lo vede per la prima volta. I carboni ardenti suggeriscono l’immagine del causare dolore, il che implica come il fantasma potrebbe essere capace di atti violenti e inoltre accresce l’idea tradizionale dell’inferno come luogo fiammeggiante, un posto che brucia, indicando che il fantasma sia una sorta di spirito maledetto. La similitudine è un modo molto tradizionale per descrivere lo spettro, il mostro o un’altra figura soprannaturale, attenendosi pertanto alle aspettative dei lettori di una storia gotica convenzionale. Tuttavia, la similitudine serve inoltre a Wilde per accrescere il momento comico che segue, quando Mr Otis non mostra segni di provare timore alla vista del fantasma.
“Uno spettro mostruoso, immobile come un’immagine scolpita” (similitudine)
Questa similitudine è usata per descrivere lo “spettro” da cui il fantasma di Canterville è inizialmente spaventato. Tuttavia, quest’ultimo realizza solo più tardi che è stato vittima di uno scherzo crudele. La figura retorica paragona il finto fantasma a una scultura o a un’immagine scolpita nella pietra e pertanto pone enfasi sulla sua immobilità. Attirando l’attenzione sul fatto che il finto spettro appare fermo, il testo predice la rivelazione che non si tratta di un fantasma reale. La figura retorica gioca inoltre con un contrasto in una diversa forma d’arte: il “reale” fantasma di Canterville viene spesso paragonato a un attore, mentre quello “finto” a una scultura. Proprio come un interprete può rappresentare l’arte in un modo più vivido essendo capace di parlare e muoversi, il “finto” spettro può solo provare a instillare terrore rimanendo fermo e senza vita.
“E un lenzuolo ributtante, simile al suo, ammantava delle sue nevi silenti le forme titaniche” (metafora)
Questa metafora è parte della descrizione dello spettro fasullo che inganna e turba il fantasma di Canterville. La stoffa bianca del vestito dello spettro falso è comparata alle “nevi silenti” e l’ampia taglia del suo corpo è paragonata a quella di un titano. Dal momento che i titani erano figure mitologiche conosciute per i loro enormi e spesso feroci e minacciosi corpi, questa figura retorica comunica il motivo per cui il fantasma di Canterville è spaventato da quest’altro spettro. Le metafore danno alla descrizione del fantasma fasullo un tono poetico e artistico che aiuta a confondere sia il fantasma di Canterville sia il lettore: questo tipo di linguaggio sembra suggerire che la storia sia mutata in una narrazione gotica o soprannaturale, in cui gli spiriti minacciosi potrebbero effettivamente apparire. Qui il linguaggio inoltre accresce il contrasto con la realtà mondana quando viene più tardi rivelato che il fantasma finto è stato realizzato con materiali casalinghi, come rape e lenzuoli.
“E le sue dolci labbra tremarono come petali di rosa” (similitudine)
Questa similitudine è usata per descrivere la reazione di Virginia quando apprende che il fantasma ha vagato senza riposo per più di trecento anni. Il tremolio rivela che è sconvolta, mentre il paragone del tremito delle sue dolci labbra con i petali di rosa suggerisce che rimane attraente anche se manifesta la sua emozione. Semmai, la sensibilità e l’empatia accrescono la sua bellezza. La similitudine indica che Virginia è inoltre una giovane spontanea e autentica: non prova a nascondere le sue emozioni, ma piuttosto le manifesta apertamente, come il mondo naturale che non nasconde o finge alcunché.