“«Se lui si ostina a non adoperare il mio Lubrificante Solare ci vedremo costretti a togliergli le catene, perché sarebbe impossibile dormire, altrimenti, con quel chiasso tremendo proprio a due passi dalle stanze da letto.»”
[Capitolo III, Il fantasma di Canterville, Oscar Wilde]
Mr Otis esordisce in modo brusco con queste parole, quando scopre che il fantasma esiste davvero: l’uomo trova conferma ai suoi sospetti grazie allo sferragliare delle catene e all’apparizione dello spettro nel salone. Mr Otis non ne è per nulla spaventato, anzi è infastidito dal suono rumoroso che ha interrotto il suo sonno. Quindi trova una soluzione molto pratica, suggerendo al fantasma di oliare le sue catene così che non farà più tanto rumore. L’assenza di paura e la soluzione pragmatica riflettono la concreta propensione di Mr Otis e della famiglia americana in generale. Non sono spaventati o impressionati, perfino dagli eventi inusuali e straordinari.
“«Io sono nato in un paese moderno dove col danaro si può acquistare tutto, e con i nostri intraprendenti giovanotti che dipingono il vostro vecchio mondo di rosso, e vi soffiano via le vostre migliori attrici e le vostre primedonne, sono certo che se in Europa esistesse davvero uno spettro, ce lo saremmo portato a casa nostra già da un pezzo e lo avremmo collocato in bella mostra in qualche museo o su qualche baraccone da fiera.»”
[Capitolo I, Il fantasma di Canterville, Oscar Wilde]
Mr Otis si rivolge così a Lord Canterville quando spiega perché non crede nei fantasmi. L’uomo descrive in modo comico la relazione tra America ed Europa. Nel tempo in cui la vicenda prende piede, era comune per i ricchi americani passare un periodo nel Vecchio Mondo: viaggiavano spesso e compravano arte e manufatti da portare in madrepatria. Erano inoltre sovente mecenati dell’arte e della cultura, dal momento che erano ricchi e che amavano far credere di possedere un gusto sofisticato. Mr Otis si riferisce al fantasma semplicemente come a una sorta di bene lussuoso di importazione e ritiene sia un’altra cosa da acquistare e di cui vantarsi.
“«È semplicemente ridicolo chiedermi una cosa simile! Io devo far risuonare le mie catene, e mugolare attraverso i buchi delle serrature, e passeggiare di notte per la casa, se è questo ciò a cui tu alludi. È la mia unica ragione di esistere.»”
[Capitolo V, Il fantasma di Canterville, Oscar Wilde]
Il fantasma pronuncia queste parole, seccato dall’insinuazione che potrebbe provare a comportarsi in modo meno chiassoso e che non dovrebbe interrompere così spesso gli Otis. Lo spettro che abita Canterville si lega a questo modo di esistere perché è tutto ciò che conosce e perché sa che non ci sarebbe un altro ruolo per lui nel mondo moderno. Crede di avere un solenne obbligo di stare al passo con le apparenze e le aspettative. Queste righe predicono il fatto che al termine della storia il fantasma capirà che è tempo di rinunciare a questo modo di vivere; per fortuna, sarà capace di scambiare i suoi modi di fantasma con la pace e il riposo eterno.
“Con l’egotismo entusiastico dell’artista nato, riandò col pensiero alle sue trasformazioni più famose...”
[Capitolo II, Il fantasma di Canterville, Oscar Wilde]
Il narratore si abbandona a questo commento acuto mentre descrive il fantasma caduto nelle fantasticherie, ricordando tutti i momenti in cui ha spaventato in passato. Queste righe presentano esplicitamente lo spettro come una figura artistica: prova orgoglio per le sue capacità e l’effetto che ha sul suo pubblico. Il narratore suggerisce che gli individui più creativi provano orgoglio per le loro capacità e successi e che se non ricevono elogi e riconoscimenti, potrebbe essere molto doloroso per loro. Ciò stimola l’idea che gli artisti realizzano opere unicamente per il piacere della creazione e che riconoscono il ruolo che il pubblico e la fama può giocare nel loro impulso creativo.
“In quanto alla piccola Virginia non aveva ancora deciso sul da farsi. In fondo ella non lo aveva mai né offeso né insultato, ed era graziosa e gentile.”
[Capitolo III, Il fantasma di Canterville, Oscar Wilde]
Il fantasma esordisce così nel momento in cui si prepara al suo tentativo più drammatico per spaventare gli Otis. Lo spettro ha minuziosamente programmato modi specifici per terrorizzare tutti gli altri membri della famiglia, ma non è sicuro di come comportarsi con Virginia. L’esitazione del fantasma nel provare a spaventare la giovane deriva in parte dalla presa di coscienza che lei non ha provato a ferirlo o a sconvolgerlo e quindi sarebbe ingiusto prendersela con la ragazza. Inoltre lo spettro mostra un approccio più estetico, basato non sul comportamento di Virginia ma sul suo aspetto. Queste righe presagiscono che il fantasma è già affezionato alla ragazza e che i due avranno ulteriori interazioni più avanti nella storia.
“Non avendo mai veduto uno spettro in vita sua, era troppo logico che il povero fantasma ne fosse terribilmente spaventato…”
[Capitolo III, Il fantasma di Canterville, Oscar Wilde]
Queste righe si riferiscono alla reazione dello spettro quando si confronta con il fantasma falso che i gemelli hanno assemblato per ingannarlo. Queste parole sono davvero ironiche e comiche: il fantasma di Canterville prova molto orgoglio per la sua abilità di spaventare gli altri, ma si è ingenuamente fatto ingannare. Mentre la famiglia umana non prova timore per un fantasma reale, uno spettro viene terrorizzato da uno falso. La reazione suggerisce che il fantasma di Canterville è piuttosto fragile e irascibile: diventa emotivo e ansioso piuttosto facilmente e non condivide l’atteggiamento alla mano degli Otis.
“E levando alte sopra il capo le mani vizze giurò, secondo la pittoresca fraseologia della scuola antica, che allorquando Cantachiaro avesse fatto echeggiare due volte il suo allegro squillo, imprese di sangue sarebbero state ordite e l’Omicidio si sarebbe aggirato per la contrada con passi felpati.”
[Capitolo III, Il fantasma di Canterville, Oscar Wilde]
Queste righe descrivono la reazione furiosa del fantasma quando realizza di essere stato ingannato, e si sente in imbarazzo. Qui il linguaggio parodia un maggiore e ricercato stile di scrittura, come le convenzioni del gotico che la storia satireggia. Il fantasma usa una cronologia degli eventi tradizionale nel promettere la vendetta: prima che il gallo canti. Lo esprime in un linguaggio addirittura più complicato, utilizzando il nome di Cantachiaro, termine medievale usato per il gallo e poi descrivendo in modo poetico il suo piano con l’immagine dell’Omicidio personificato quale figura che si aggira. Questo tipo di linguaggio drammatico e poetico mostra che il fantasma non è al passo con i tempi. Descrive anche il suo tentativo di portare gli eventi indietro nel mondo del dramma e dell’arte suprema, in cui egli prospera. Il fantasma fasullo minaccia di evocare la realtà che non c’è nulla di drammatico o soprannaturale nel mondo moderno, e lo spettro di Canterville deve disperatamente sostenere il tono con cui le sue interpretazioni hanno creato un significato e un piacere per il pubblico.
“«Povero sir Simon. Io gli debbo moltissimo. Sì, non ridere, Cecil, è proprio come ti dico. Egli mi ha fatto comprendere che cosa è la vita, e che cosa significa la morte, e perché l’amore sia più forte dell’una e dell’altra.»”
[Capitolo VII, Il fantasma di Canterville, Oscar Wilde]
Virginia pronuncia queste parole quasi al termine della storia, dopo essersi sposata con il duca di Cheshire. Suo marito l’ha punzecchiata perché la ragazza non ha mai spiegato cosa è successo durante le ore in cui è sparita con il fantasma. Nonostante Virginia si rifiuta di divulgare qualsiasi dettaglio, sottintende che è stata trasformata dalla sua esperienza e, come risultato, è diventata più saggia. Adesso sa cosa è davvero importante e di non essere più la figura innocente e infantile che era all’inizio del racconto. Il rifiuto di Virginia di spiegare del tutto cosa sia successo crea un senso di mistero e inoltre riflette l’intimità che ha condiviso con il fantasma.
“«In quanto al colore, poi, è una pura questione di gusto. Noi Canterville, per esempio, abbiamo sangue blu, il sangue più blu di tutta l’Inghilterra, ma io lo so che a voi americani queste differenze di tinta non interessano.»”
[Capitolo V, Il fantasma di Canterville, Oscar Wilde]
Queste righe riflettono uno scherzo acuto e arguto che fa Wilde. Quando Virginia affronta il fantasma per aver usato i suoi colori nel ricreare la macchia tutti i giorni, lo spettro commenta che il sangue può essere di colori diversi. L’espressione “sangue blu” è stata lungamente usata per riferirsi a individui delle famiglie nobili o aristocratiche. Il fantasma scherza quando afferma che i Canterville hanno il sangue blu, riconoscendo lo status e il retaggio della sua famiglia. Al contrario, gli americani respingevano l’idea di un’aristocrazia ereditaria in favore di una società in cui chiunque può diventare ricco attraverso il duro lavoro e la mobilità sociale. Pertanto il fantasma insinua che gli americani sono disinteressati rispetto al fatto che qualcuno venga o meno da una famiglia nota.
“«Significano,» disse tristemente il fantasma «che tu devi piangere per i miei peccati, perché io non ho lagrime, e pregare con me per la mia anima, perché io non ho fede, e poi, se tu sarai stata sempre buona, dolce e gentile, l’angelo della morte avrà pietà di me.»”
[Capitolo V, Il fantasma di Canterville, Oscar Wilde]
Il fantasma, nel pronunciare queste righe, esprime la sua urgenza nel farsi aiutare da Virginia. Lo spettro non può intercedere per sé stesso poiché i suoi crimini del passato l’hanno derubato delle qualità richieste per la misericordia. Tuttavia, Virginia è ancora innocente, giovane e pura e pertanto se lei intercedesse per lui, lo spettro verrebbe perdonato e redento. Queste frasi suggeriscono che Virginia sia effettivamente un personaggio della storia davvero forte: la giovane possiede un potere che nessun altro sembra avere e il destino del fantasma è nelle sue mani. L’idea che lei possa redimere il fantasma attraverso le sue qualità riprende i temi della virtù femminile e la l’essere capace di assolvere la colpa maschile per crimini passati e misfatti. Questa tematica era relativamente comune nella letteratura vittoriana.