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Quale potrebbe essere il motivo per cui Coetzee volle rivisitare Robinson Crusoe? Quali argomenti e temi dell’originale gli interessano?
Nel suo romanzo Foe, Coetzee rivisita la storia classica di Daniel Defoe, Robinson Crusoe, in un modo che potrebbe essere letto prima come una revisione post-coloniale e poi femminista. Invece di mettere al centro della storia il famoso naufrago Crusoe, si concentra invece sul suo schiavo, Venerdì. Invece di raccontare la storia da un punto di vista maschile, la racconta attraverso il personaggio femminile di Susan Barton, che viene presentata come la naufraga sconosciuta arrivata sull'isola di Crusoe. Ma se Coetzee si avvale del punto di vista di uno schiavo e di una donna, non è un'impresa semplice per lui rappresentare queste prospettive subalterne ed emarginate. Invece di tentare di rappresentare l'oppressione di questi personaggi, il romanzo di Coetzee diventa un esame delle sfide della rappresentazione.
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Che importanza ha la voce di Susan Barton nella narrativa di Robinson Crusoe? Analizza e discuti il suo contributo alla storia.
All'inizio Susan Barton può sembrare una narratrice improbabile per un racconto settecentesco di avventure in alto mare. La sua voce narrante è sobria e critica e toglie qualsiasi romanticismo dalla sua versione dei fatti. Rifiuta di sensazionalizzare la sua esperienza e la storia di Robinson Crusoe viene resa come la storia di un uomo rimbambito su un'isola arida e ventosa. Anziché raccontare una storia di avventure, la scrittrice arriva a raccontare la storia del tentativo di raccontare una storia. Tuttavia, più evita il sensazionalismo, più riflette sul suo punto di vista e si interroga sulla natura della narrazione, e più il suo racconto si evolve in un'indagine importante e risonante sul potere della narrazione.
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Venerdì capisce la lingua? Analizza il suo personaggio, il suo ruolo e quello che pensi sia il suo punto di vista.
Il potere della finzione narrativa deriva dal potere della rappresentazione, dalla capacità di un autore di mettere le parole nella mente di un personaggio e di illustrarne l'esperienza. Questo potere, tuttavia, è anche una responsabilità, in quanto mette l'autore a rischio di travisamento. Naturalmente si può obiettare che ogni rappresentazione è una rappresentazione errata, che nessun autore potrebbe mai rappresentare accuratamente la mente di un altro. Ma per un autore bianco come Coetzee che scrive di uno schiavo nero a cui è stata tagliata la lingua, una rappresentazione errata non sarebbe un reato minore. Anzi, perpetuerebbe la lunga violenza storica in cui la voce bianca ha più potere di quella nera. Coetzee è perfettamente consapevole del suo potere autoriale e del pericolo di sfruttarlo quando sviluppa il suo personaggio Venerdì. Invece di usare il suo potere di autore per scrivere la mente di Venerdì, cerca di dare a Venerdì il potere trattenendo la sua esperienza interiore. Invece di offrire al lettore l'accesso alla domanda se Venerdì comprenda o meno il linguaggio, egli rigira la domanda sul lettore. Perché vogliamo conoscere l'esperienza interiore dello schiavo senza lingua? Qual è il nostro interesse di lettori nell'accedere alla conoscenza di un personaggio che è stato oggetto di una terribile violenza?
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La voce di Susan Barton è autonoma o è un personaggio scritto dal personaggio Foe? Rifletti.
Foe di J.M. Coetzee è un capolavoro meta-fantastico, che pone un autore in intimo incontro con un altro, richiamando l'attenzione sull'autore stesso del romanzo e portando il lettore a chiedersi chi sia in realtà il vero autore. Il romanzo, che trasforma la sua protagonista nel suo stesso autore, diventa allo stesso tempo un manuale di istruzioni per la costruzione creativa della narrativa. Quando Susan Barton si trova faccia a faccia con il presunto autore storico di Robinson Crusoe, un romanzo dal quale è stata cancellata, e quando discute con lui sulla corretta costruzione della sua storia, il lettore di Foe è reso consapevole della natura precaria della paternità e delle ambigue questioni relative all'autonomia autoriale. Se da un lato l'autore ha un grande potere nello sviluppo di un personaggio, dall'altro ci sono grandi forze che influenzano la creazione e che sfuggono al controllo dell'autore. La domanda che si apre attraverso le indagini metaforiche di Foe è se sia l'autore a scrivere i personaggi o i personaggi a scrivere se stessi.
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Leggi attentamente l’ultimo passaggio del romanzo. Qual è il punto di vista? Cosa sta succedendo? Come interpreti la frase finale?
Il passaggio finale di Foe è dedicato a Venerdì, o a un'ambigua parvenza di Venerdì, lo schiavo senza lingua che non può raccontare la sua storia. Ma com'è possibile che il personaggio di Venerdì, che il lettore ha visto camminare e respirare nel tempo reale del romanzo di Coetzee, si ritrovi ora come una presenza spettrale incatenata a una nave di schiavi affondata sul fondo dell'oceano? Se Venerdì è uno scheletro in un naufragio, allora la storia di Susan Barton va intesa come una storia di fantasmi? La sua esperienza, alla ricerca di una voce e di un narratore per lo schiavo naufrago, è l'esperienza di uno spettro che perseguita un autore? Prendendo per buono il passaggio finale di Foe, sia apprende che Venerdì non è mai sopravvissuto, ma è affondato, incatenato allo scafo, senza che la sua storia sia mai stata raccontata. La frase finale del romanzo parla di questo silenzio, suggerendo che le voci represse della schiavitù sono presenti e onnicomprensive come l'oceano. Una lettura attenta del passaggio finale mostra come le esperienze di schiavitù influenzino ogni aspetto della parola; in effetti si sentono queste voci sofferenti. Eppure, come nel caso della voce dell'oceano, non esiste il linguaggio adatto per interpretarne il significato.