Capitolo 3, parte 2 – Riassunto
Venerdì trova le vestaglie e le parrucche del signor Foe. Indossa una vestaglia e inizia a danzare, volteggiando a formare un cerchio. Lo fa per ore e ore, con gli occhi chiusi. Mentre il sole ruota intorno alla casa tra il mattino e mezzogiorno, lui lo segue e danze nella sua luce. Mentre danza è impenetrabile. Susan vende tutti gli averi del signor Foe, ogni singolo pezzo: vende i suoi vestiti, i suoi libri e tutti i suoi specchi perché non le piace guardarsi e vedere quanto sia segnata dal tempo. Trova una scatola contenente dei flauti e ne porta uno a Venerdì; lui inizia a suonare la stessa melodia che suonava sull’isola e anche lei la impara e cerca di comunicare con Venerdì aggiungendo alcune note. Ma venerdì non reagisce, continua a suonare la stessa melodia, danzando e suonando contemporaneamente.
Susan e Venerdì si avviano verso Bristol a piedi: lei ha deciso di tornare lì per trovare una nave diretta in Africa in modo da far tornare Venerdì a casa, perché lui non può più stare in Inghilterra. Lungo il cammino lei racconta alla gente che Venerdì è il suo valletto e che sono stati derubati, ma la gente reagisce in modo strano. Susan ha portato con sé alcuni libri del signor Foe e ne scambia uno per delle scarpe. Quando si trovano su una strada oscura lei capisce che Venerdì non può proteggerla perché non saprebbe difendere nemmeno sé stesso. Per esempio, una sera si trovano a scappare da alcuni soldati ubriachi, corrono in un campo e, pieni di fango, entrano in una taverna che li rifiuta perché pensano siano zingari. Alla fine trovano un capanno in cui nascondersi, umido e freddo. Lì, al buio, lei inizia a fare la danza di Venerdì e nel farlo perde cognizione di dove si trovi e di cosa stia succedendo, entra in una sorta di trance e il mondo intorno a lei sparisce. Finalmente capisce perché Venerdì faccia quella danza: “per allontanare se stesso, il proprio spirito, da Newington e dall’Inghilterra” e anche da Susan. Pensare che lui voglia allontanarsi da lei la infastidisce.
Continuano il viaggio e lei, malvolentieri, vende un altro libro. Poi, sul ciglio della strada, trovano un fagotto contenente un bambino morto; lo lasciano lì e lei riflette sul fatto che Venerdì non sembri avere appetito da cannibale. Si chiede se tornerebbe indietro a mangiarlo se lei non fosse lì. Riflette poi sulle idee che ha lei del cannibalismo di Venerdì e capisce che da quando Cruso le ha messo in testa quel pensiero, non è più riuscita a scacciarlo: guarda la sua bocca e immagina la carne umana passata tra le sue labbra e riflette sul fatto che una volta provato il suo sapore, non se ne possa più fare a meno. Dormono sotto una siepe, li definiscono zingari e lei si chiede cosa siano davvero gli zingari, se stia diventando una di loro. Non ha avuto occasione di lavarsi.
Arrivano a Bristol e Venerdì sembra riconoscere l’ambiente quando vedono i moli e le navi. Sente parlare di una nave diretta in Africa, la trovano e Susan parla con un marinaio: gli dice che Venerdì è un uomo libero e gli chiede se possa portarlo in Africa. Lui chiede dove dovrebbe portarlo, le spiega che l’Africa è piuttosto grande, e lei risponde di essere certa che Venerdì possa riconoscere casa sua quando la vedrà. Mostra ai marinai i documenti che ha messo in un borello che Venerdì porta al collo e spiega che è stato liberato dal suo padrone precedente. Accettano di prenderlo con sé e uno di loro si mette i documenti in tasca, quindi Susan pensa che in realtà vogliano rivenderlo e rimetterlo in schiavitù. Si riprende i documenti e se ne va insieme a Venerdì. Continua a cercare una nave che possa portarlo in Africa, ma capisce che se lo lasciasse andare, tornerebbe in una piantagione. Così Venerdì rimane in Inghilterra.
Capitolo 3, parte 2 – Analisi
Susan aspetta qualcosa, ma cosa? Per tutto il tempo trascorso nella casa, quando la fanciulla va e viene e quando Susan prova a scrivere, c’è stata una grande, oscura presenza nel piano inferiore, un uomo la cui esperienza di vita è per lei un mistero che lei è incapace di affrontare in modo diretto. Cerca di capire Venerdì in diversi modi ma fallisce, vede solo il suo sguardo piatto e sente solo il suo silenzio. È un personaggio praticamente piatto anche se è certo che alcuni tratti lo rendano effettivamente tridimensionale: l’assenza della lingua, l’eruzione di nuove emozioni quando danza con indosso la vestaglia. Si nasconde al piano inferiore mentre Susan si agita e aspetta e impara cose nuove sull’arte della scrittura. Il mistero di Venerdì è una forza silenziosa nella storia, in attesa di diventare il centro della narrazione o in attesa che Susan la renda tale.
Le confessioni di Susan sul cannibalismo di Venerdì rappresenta i modi in cui l’immaginazione può essere infettata da un’idea. Spiega che è stato Cruso a metterle in testa quell’idea e adesso continua a pensarci anche se è chiaro che non sia vero. Questo pregiudizio riflette una serie di pregiudizi più ampi probabilmente causati dalla rappresentazione che Daniel Defoe fa dei cannibali in Robinson Crusoe.
Nell’opera di Defoe, Venerdì è un cannibale che Crusoe insegna e converte alla cristianità. Venerdì diventa poi una sorta di crociato contro il cannibalismo. Nella versione di Coetzee non può essere cristianizzato perché non può apprendere la lingua e quindi rimarrà per sempre un cannibale nella mente di Susan, nonostante non ci sia alcuna prova in merito. Coetzee riflette quindi sulla vecchia narrazione dimostrando come questa possa infettare l’immaginazione. Gli africani non cristiani, dopo Robinson Crusoe venivano facilmente ritenuti cannibali nell’immaginario inglese.