Il colore della pelle di Venerdì
L’uomo mi si accovacciò accanto. Era nero: un negro con un’irsuta testa lanosa, nudo, non fosse stato per un paio di brache grezze.
La storia si apre con quest'immagine di Venerdì. Non si sa nulla di lui in questo momento e non si sa dove si trovi Susan. È un'immagine quasi naturale, eppure è inficiata dal punto di vista socialmente condizionato di Susan, che ne sottolinea la razza. La sua razza è ciò che lo definisce ai suoi occhi in questo momento; in effetti la sua razza è centrale per l'intera narrazione. È rilevante che si veda il suo essere nero e che Susan lo sottolinei all'inizio di un romanzo che riguarda l'aspetto determinante della razza.
I terrazzi di CrusoC
I terrazzi ricoprivano buona parte del pendio all’estremità orientale dell’isola, dove erano meglio riparati dal vento. Al mio arrivo ce n’erano dodici che digradavano verso il mare, ciascuno largo una ventina di passi e sostenuto da muretti di pietra spessi una iarda e alti al massimo quanto un uomo. [...] le pietre che formavano i muretti erano state cavate dalla terra o portate lì una per una.
L’immagine dei terrazzi che Cruso costruisce per tutta l’isola senza alcuno scopo rappresenta l’assurda condizione dell’esistenza di Cruso sull’isola e, più ampiamente, della fantasia di Robinson Crusoe. I terrazzi non servono a niente dato che non c’è nulla da potervi piantare. L’immagine rivela la tediosa realtà della fantasia del paradiso sull’isola: non c’è nulla da fare sull’isola. Illustra inoltre la testarda irrazionalità del carattere di Cruso.
Cruso è un sovrano
Una sera, vedendolo ritto sul Promontorio col sole rosso porpora alle spalle, gli occhi fissi sul mare, un bastone in mano e il grande copricapo conico sulla testa, pensai: È davvero una figura regale; è il vero sovrano della sua isola.
L'immagine di Cruso che guarda il mare si staglia, proprio come la rappresenta Susan, come immagine del "sovrano dell'isola", l'isola con solo altri due abitanti. Cruso è il capo degli altri due, colui che ha l'ultima parola, come Susan ammette consapevolmente in ogni disaccordo e come Venerdì non può dissentire. È un re pazzo e il suo mandato è assurdo. C'è sicuramente qualcosa di comico nel copricapo "conico" che gli fa da corona, ma l'immagine cattura l'essenza del suo regno.
La ferita di Venerdì
Ciò che non vi ho detto è che per danzare non indossava altro che le vesti e la parrucca. Quando stava fermo, era coperto fino alle caviglie, ma quando ruotava, le vesti si scostavano rigide dal corpo, così da indurre magari a credere che il fine della sua danza fosse quello di mostrare le nudità di sotto.
Quest'immagine cardine ha un effetto epifanico nel romanzo. Il personaggio di Venerdì è difficile da leggere, ma per molti versi questo dipende dal fatto che appare mediato da Susan. Venerdì appare al lettore solo così come lei lo conosce, il che ha i suoi limiti a causa della sua mancanza di immaginazione e delle sue interazioni spesso stridenti con lui. Quando le sue vesti si aprono, rivelano un aspetto della sua condizione che Susan non è ancora riuscita ad articolare. Questa immagine arriva tardi. La racconta a Foe. Non l'aveva mai rivelata prima, come se fosse stata negata fino alla conversazione con Foe. Quando apprendiamo noi stessi l'entità delle mutilazioni di Venerdì, riusciamo a vederlo in modo più completo. Un altro aspetto sorprendente dell'immagine è che mostra Venerdì che balla liberamente, esponendo le sue cicatrici in uno stato di innocenza, come se avesse dimenticato o fosse diventato ignaro della sua storia traumatica.